Le prospettive della gratuità e dell'importanza della “vocazione” all'interno dell'assetto economico di una società sono al centro de “La leggerezza del ferro”, un'introduzione alla teoria economica delle Organizzazioni a Movente Ideale (OMI) scritta a quattro mani dai professori Luigino Bruni e Alessandra Smerilli (edizioni Vita e Pensiero).
“Una delle caratteristiche della post modernità è il  crollo del confine tra economico e non-economico – spiegano gli autori  –. Noi crediamo che l'economia sia un brano di vita, dove gli uomini e  le donne mettono in campo tutte le loro passioni, vizi e virtù. Questo  saggio è un'indagine sulla maggiore complessità, ma anche sulla maggiore  qualità umana, che ritroviamo nelle organizzazioni, economiche,  sociali, politiche e religiose, quando gli ideali le fanno nascere, le  fanno vivere e le alimentano giorno dopo giorno”.
Certo,  pensare che un sogno sia alla base di un'impresa economica può sembrare  una contraddizione in termini. Eppure, analizzando i fatti, scopriamo  che il sodalizio “vocazione e azione (economica)” è quantomai  stringente.
Le Organizzazioni a Movente Ideale (OMI), dette anche values-based organization,  sono quelle organizzazioni – associazioni, ONG, imprese sociali,  imprese di economia di comunione, associazioni ambientali,  organizzazioni politiche, culturali e religiose – ispirate non  primariamente dal profitto, ma da un movente ideale, da una missione o  vocazione, cioè, legata alle motivazioni intrinseche dei suoi promotori.
“Ma  in generale – spiega il professor Luigino Bruni – le OMI potrebbero  essere quasi tutte. Ognuno di noi ha le proprie motivazioni quando  intraprende un'attività economica: l'innovazione vera deriva sempre da  ideali.  E se l'artista è colui “che muove qualcosa” perché ha un daimon che  lo anima e che lo guida, anche nelle imprese succede qualcosa di  simile: perché uno si alza alle sei del mattino e va a lavoro? Certo,  per guadagnare, ma c'è anche qualcosa che “va oltre”. Se non c'è questo  “oltre”, questo contributo squisitamente umano, allora non c'è  innovazione”.
Questo “oltre”, è lo zoccolo duro cui fa riferimento una tradizione lunghissima di economia civile che vede il mercato come una forma di gratuità:  la prospettiva di Dragonetti, Genovesi, e recentemente Sugden e Sen. In  questo contesto il mercato è il luogo in cui può avvenire la  remunerazione delle virtù civili: se il mercato include chi è più debole  e lo fa diventare un'opportunità di bene comune, allora compie  un'importante opera di civilizzazione, e si fa strumento di autentica  inclusione, e di crescita umana e civile.
Le parole cardine di questo scenario sono due: reciprocità e gratuità.  La prima viene da reciprocitate (rectus+procus+cum,  ossia ciò che viene e ciò che parte e che torna vicendevolmente).  Alcune esperienze della reciprocità  sono il commercio equo e solidale,  l'economia di comunione, la microfinanza e il microcredito “dove le  persone vengono aiutate a uscire da varie trappole di indigenza e di  esclusione non con doni incondizionati, ma con contratti (animati da  gratuità)”.
È davvero sostenibile, autenticamente umana e applicabile  all'interno delle organizzazioni, OMI incluse, solo una reciprocità a  più dimensioni, che comprenda lo scambio di doni, le regole e i  contratti.
“È la gratuità – dice Alessandra Smerilli – che fa un  amico vero diverso da un amico opportunista, che rende una famiglia  diversa da uno scambio di beni e servizi. Le OMI hanno la loro forza  nella valorizzazione della gratuità. La cultura moderna ha fatto della  gratuità una faccenda privata, e meno di tutti economica. Il risultato è  l'implosione che stiamo osservando proprio in questi anni nelle  economie reali di tutto il mondo.
Le esperienze economiche improntate  alla gratuità, come quelle portate avanti dalle OMI, propongono la  funzione civilizzatrice del mercato, ma conservano la natura tragica  della gratuità”.
“Chi dà la propria vita per una bottega del  commercio equo e solidale, o per una coop sociale che offre lavoro a  ragazzi svantaggiati in realtà vive bene, in quanto è gratificato da  quell'eccedenza che è tipica della dimensione più umana dell'esistenza,  ma in realtà fa esperienza anche di conflitti e situazioni dolorose, si  mette in gioco più degli altri: e per questo soffre di più”.
La leggerezza del ferro è stato presentato il 18 marzo 2011 a Lucca, presso la Saletta della Fondazione Banca del Monte (piazza San Martino). L'evento è stato organizzato dal consorzio di coop sociali So. & Co., Caritas diocesana Lucca, coop sociale La mano amica e la Fondazione Mario Tobino.
fosca sensi